11  CHIESA DI SAN GIORGIO DEI GRECI detta DEL GIUDICE GIUSTO 

Colle San Vitale

Latitudine 37,403894 N

Longitudine 13,355673 E

Il tempio, d’epoca bizantina, dedicato a San Giorgio dei Greci, antico patrono del castello, fu per lungo tempo gancia dei monaci basiliani del Monastero di Santo Stefano di Melia. Si hanno notizie di questa Chiesa sin dal 1150. A seguito della conquista Normanna la chiesa divenne proprietà dei monaci Basiliani i quali ne mutarono il nome in San Giorgio de Troccolis.

La chiesa subbì un profondo restauro ad opera di Manfredi Chiaramonte nel 1375, restauro che ne stravolse l’originaria forma, infatti, prima di tale intervento l’edificio doveva essere solo una piccola cappella addossata alle mura del castello. Secondo il Bagnati, dove oggi sorgono le tre absidi, un tempo doveva esserci una torre del castello. Manfredi Chiaramonte partendo proprio da questa torre ampliò l’edificio costruendo i due muri laterali fino alla porta del castello, abbatté il muro occidentale della torre e ne trasformò ciò che rimane nelle absidi della Chiesa.

La tipologia architettonica della Chiesa rappresenta un modello ricorrente nell’architettura religiosa del XII sec. Infatti, molti possono essere i riscontri con altre Chiese dell’epoca che ci confermano le ipotesi fatte sulla sua origine: l’Eremo della Maddalena a Carini (XII sec.), San Giovanni dei Lebbrosi, a Palermo (metà XII sec.).

Nonostante la sua importanza, con l’abbandono del Colle San Vitale, la chiesa venne progressivamente abbandonata fino alla totale chiusura, avvenuta nel 1637. Da lì un graduale deterioramento che la portò ad essere utilizzata soltanto come cimitero sino agli inizi del XX sec. L’edificio conservava molte testimonianze storiche e religiose della sua antica origine quali iscrizioni sepolcrali, pergamene provenienti dal Monastero Basiliano di Melia e opere d’arti di varie epoche. Oggi gran parte di tutto ciò è andato perso, solo poche testimonianze della sua magnificenza sono conservate nelle Chiese dell’odierno centro abitato, tra cui meritano sicuramente di essere citate l’imponente statua di San Giorgio del 1588 e l’affresco raffigurante il Giudice Giusto, rimosso dall’abside in cui si trovava e ricollocato in un’abside di resina appositamente realizzato.

Invece l’originaria struttura, appare molto chiara. La pianta (metri 21,00 x 9,00 circa) della chiesa è una croce commissa, con tre absidi e il santuario sporgente, a formare un piccolo transetto rispetto alla navata. La parte centrale, così come le due laterali, è a pianta rettangolare. I semicerchi delle absidi sono preceduti dal breve tratto rettilineo corrispondente allo spessore del muro e hanno diametro poco inferiore alla larghezza dei rispettivi ambienti su cui si aprono. La navata, di proporzioni piuttosto tozze, non trova corrispondenza con la tripartizione data dalle absidi. Della copertura non resta niente, l’assenza di tracce di volte fa pensare ad una copertura a falde su capriate lignee. Il muro di settentrionale oggi è parzialmente crollato e presenta una finestra nella parte del transetto; il muro meridionale è quasi del tutto integro e contiene 2 monofore che all’interno appaiono con un arco a sesto acuto, mentre sul fronte esterno come due feritoie. Del portale d’ingresso non resta traccia, solo un varco al centro del lato occidentale ne testimonia la sua antica posizione. Il fronte orientale con le tre absidi parte con un basamento retto per poi staccare di netto a circa metà dell’altezza e diventare curvo riprendendo la forma delle tre absidi con la centrale di dimensioni maggiori delle due laterali. La superficie appare molto omogenea; solo nell’abside centrale si apre una fessura all’esterno di forma rettangolare. Ben diverso è l’aspetto dell’apertura all’interno; qui infatti diventa una finestra archicuata che strombata verso l’esterno. Internamente i tre catini absidali sono contornati da archi a sesto acuto in pietra. Secondo la descrizione del Bagnati ciascuno delle tre absidi conteneva un altare di cui, quello centrale dedicato a San Giorgio, con la statua equestre del santo, trasferita nel 1632 nella Chiesa di San Giacomo; quello di sinistra al Giudice Giusto, quello di destra alla Madonna dell’Udienza dipinta su pietra e trasferita successivamente nell’omonima Chiesa.  A testimonianza delle sue origine bizantine, un muro, basso con apertura nel centro separa il presbiterio dalla navata, si tratta dell’iconostasi, un elemento dell’arredo interno delle chiese "bizantine". Esso era sostanzialmente una parete divisoria che sorreggeva un certo numero di icone, di solito l’immagine della Vergine Maria e del Cristo. Della pavimentazione non c’é traccia. Il piano di calpestio si trova ad una quota inferiore rispetto all’esterno e delle grosse buche lasciano intravedere gli spazi sottostanti della cripta, utilizzati come cimitero fino agli inizi del XX secolo.